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In ricordo del Maestro Guido Triolo

In questi giorni è venuto a mancare il Maestro Guido Triolo: un pezzo di storia della Scherma Italiana ed in particolare di quella palermitana.
Nasce a Palermo nel 1924, figlio di Domenico, che nel 1903 aprì l’omonima sala d’armi. “Quando sono nato mio padre era in America per una Tournée con i suoi allievi e quando tornò, mi battezzo mettendomi in guardia. Io non mi sono appassionato alla scherma ci sono nato”.
Nel suo lungo percorso, grazie ai suoi in segmenti, sono cresciuti centinaia di allievi fra cui: a livello mondiale Francesco Mormino, Ugo Prado, Roberto Nasta, Gianni Cusmano e, Vladimiro Calarese due bronzo individuale o a squadre a Roma 1960 e due argenti a squadre Tokio 1964 e Città del Messico 1968 che ha arricchito il medagliere italiano ed altri ancora che si sono distinti a livello nazionale ed ancora Francesco Iacono bronzo a squadre campionati del mondo maestri Ginevra 1978.
Nel 1980 fu chiamato ad insegnare nel kwait per sei lunghi anni “la cosa simpatica è che tutti parlavano italiano o siciliano, perché non avrei mai imparato l’inglese” poi il ritorno in Sicilia e nel 2002 la riapertura della sala d’armi Roberto Triolo insieme al suo allievo Maestro Francesco Iacono, fino al definitivo ritiro all’età di 82 anni.
Molte vittorie e riconoscimenti, fra cui fa spicco la lettera firmata dal comandante della legione di Palermo, allora Colonnello Carlo Alberto Dalla Chiesa, che ringraziava e si congratulava con il maestro Triolo “per la superba prova compiuta dai miei carabinieri nel campionato di scherma dell’Arma”.
Ringrazio sentitamente l’amico Maestro Saverio Crisci, presidente AIMS dell’opportunità datami, nel ricordare il mio caro ed indimenticato Maestro Guido Triolo.
Dedicato al mio Maestro Guido Triolo, una vita, la tua, per la scherma spiegandone con parole semplici e chiare anche i concetti più difficili e preparando i tuoi allievi con sapienza e bravura. Sei stato il mio maestro amico e fratello e ti ringrazio per gli insegnamenti, i valori e la passione che mi hai trasmesso nella vita come nello sport.

Francesco Iacono